Rodolfo Renier ed il plagio di una scrittrice inglese

Da Archivio Storico Italiano, vol. 33, serie 5

Julia Cartwright (Mrs. Ady), Isabella d’Este Marchioness of Mantua 1414-1539. A study of the Renaissance. – London, Murray, 1903.

Isabella d’Este Gonzaga, Marchesa di Mantova, occupa tale un posto nella storia della coltura italiana del Rinascimento che – anche lasciando le singolari attitudini ch’essa dimostrò alla politica militante – è doveroso per questo Archivio il tener parola dell’ampia monografia che le ha testè consacrata una scrittrice inglese.

Veramente, e nell’ accingermi, tempo fa, alla lettura di questi due volumi ed ora nel darne notizia mi trovai e mi trovo dinanzi a una di quelle questioni ” pregiudiziali ” che, per fortuna, sono infrequenti negli studi nostri, ma alle quali, per quanto incresciose e delicate, non è assolutamente possibile e non sarebbe onesto il sottrarsi. La questione riguarda l’originalità  di questo nuovo lavoro della signora Cartwright, ed ha già  una piccola storia, ch’ io debbo rammentare ai lettori dell’ Archivio.

Allorquando (1899) vide la luce l’altra sua monografia su Beatrice d’Este Sforza, la duchessa di Milano sorella d’Isabella, il Luzio e il Renier nel Giornale storico della letteratura italiana (XXXVI, 273-4) accusarono l’A. d’avere con una dichiarazione ambigua dissimulato i debiti gravissimi ch’essa aveva contratto verso di loro, sovrattutto per la parte riguardante le relazioni d’Isabella con Lodovico il Moro, nella quale le rinfacciavano d’avere “alla lettera saccheggiato” la loro nota pubblicazione sull’argomento. Conchiudevano minacciando di valersi dei diritti che accorda la legge per la proprietà  letteraria internazionale, qualora la signora Cartwright credesse di fare per Isabella quello che aveva fatto per Beatrice. Ma le minaccie, lungi dallo spaventare, sembra abbiano incoraggiato l’intraprendente figlia d’Albione. Infatti, appena usciti questi due volumi sulla Marchesa di Mantova, il Luzio e il Renier dovettero protestare di nuovo, e in una dichiarazione inserita nel Fanfulla della domenica [n.° 26, del 28 giugno 1903) ne accusarono apertamente l’autrice di plagio. Dinanzi a questa nuova e più categorica accusa, che si vide riprodotta subito nel The Manchester Guardian del 4 luglio, la Cartwright fu costretta ad uscire dal suo persistente…. riserbo, e nello stesso giornale di Manchester, dell’ll luglio, scriveva con grande disinvoltura e con abilità  soverchia (anche in fatto d’abilità  il troppo stroppia!) deplorando l’equivoco che, secondo lei, era avvenuto, dacchè aveva inteso che, dopo il Mantova ed Urbino, i due dotti italiani avessero rinunziato, o almeno rimandato a tempo indefinito (indefinitely postponed), la monografia su Isabella da loro promessa molti anni prima. Dichiarava che non aveva creduto di mancare per nulla di rispetto ai due egregi studiosi, anzi aveva sperato di render noti cosi i loro scritti fra i lettori inglesi ; che essa e nella prefazione e nelle note aveva confessato i suoi debiti verso di loro ; e infine che la sua opera, d’ indole necessariamente (necessarly !) popolare, non poteva competere con quella importante monografia storica che essi speravano tuttavia di pubblicare.

Siccome non era in giuoco il rispetto alle loro persone ma alla loro proprietà  letteraria, il Luzio e il Renier fecero valere le loro ragioni presso l’editore Murray e ne ottennero, in via amichevole, un riconoscimento, sia pure parziale, dei loro diritti lesi dalla scrittrice inglese (vedasi la notizia nel Fanfulla della domenica, n.° 33, 16 agosto 1903). In tal modo veniva ad essere riconosciuto e sancito nella forma più efficace, cioè con un indennizzo pecuniario, un principio fondamentale di giustizia e di proprietà  letteraria ; e tutti gli studiosi debbono esserne lieti come d’una vittoria loro.

“In conclusion, I must acknowledge how deeply I am indebted to Signor Luzio, keeper of the Gonzaga archives at Mantua, and to his able colleague, Signor Renier, for the assistance which they have lent to my researches, as well as for the help afforded by their own publications, in which many of Isabella and Beatrice d’Este’s most interesting letters have already been given to the world. The State archives of Milan and Mantua are the principal sources from which the information contained in the present volume is drawn, and a list of the other authorities which have been consulted is given below”.

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